Sai perché mi batte ancora il corazon? L'autografo è di Diego e io c'ero

Ancora sulla firma di Maradona: parla il tifoso a cui il Pibe de oro segnò la banconota periziata.

di Francesco Faiello

Corsi e ricorsi della vita. È sorprendente immaginare come un oggetto prezioso finisca per arricchire la fede ed il credo di tanti sognatori. Come una preghiera, anzi una devozione, rivolta a colui che non ha rappresentato solo il Pallone ma un Dio, magari pagano, verso cui incanalare tutti i desideri di migliorare se stessi, la propria realtà, la Città. Che si sia trattato di Masaniello, San Gennaro, il re Borbone o Maradona, il napoletano medio ha sempre riposto nell'Idolo tutte le speranze per innalzarsi verso il superiore, ovvero un terreno a lui inibito, perché di pertinenza dei più fortunati.

Diego a Napoli è stata un'entità mistica, venerata come una santità ed innalzata in quell'ambito di redenzione che ha saputo cestinare, tutto in una volta, il grande dogma secondo cui i più poveri non possono.

"San Gennà non ti crucciare, ma 'na finta' e Maradona scioglie 'o sanghe dint' e vven" è la citazione del famoso film di De Crescenzo che, pur inconsapevolmente, ripone le più illustri figure all’interno un privé, o meglio un Olimpo, esclusivamente partenopeo per onorarli del grosso merito di aver fatto grande Napoli.

La storia comincia, come già raccontato, con un cimelio acquistato sul web per pochi spiccioli, dietro l'annuncio "vendo autografo di Maradona, ma non assicuro che sia autentico". Nando, un tifoso sfegatato del Napoli, si precipita, compie l'acquisto e chiede di periziarlo dal punto di vista grafo- peritale. Trattasi, nella fattispecie, com'è noto, di un autografo apposto su una banconota da diecimila lire emessa nel 1984. L'esito dell'indagine è positivo: la vergatura, confrontata con i vari autografi del Diez di cui è pieno il web, risulta autentica, perché coincidono dinamiche scrittorie (la notevole ascendenza di tutto il prodotto grafico), segni strutturali ed aspetti formali (la conformazione della maiuscola “M”, il modo di tracciare la sottolineatura) e fondamentali tratti distintivi (la singolare apposizione del 10 esattamente al centro dell'autografo).

Nando è letteralmente al settimo cielo: è cresciuto a pane e goal di Maradona e le notti della sua adolescenza, per lui come per molti suoi coetanei, erano riempite dal sognare, grazie alla squadra di quei tempi, una Napoli sul tetto del mondo. L'articolo precedente ha narrato di questo romantico episodio, che ha messo in risalto la soddisfazione di chi, ex post, ha avuto l'occasione di ritornare negli anni Ottanta, immaginandosi amico del più grande calciatore di tutti i tempi e chiedergli di rendere unico un biglietto da diecimila lire.

"Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano" cantava Venditti, e certamente lo ha cantato in cuor suo anche Claudio, a cui è capitato di leggere il contributo dedicato al caso per, immediatamente dopo, precipitarsi a rivendicare la paternità della richiesta diretta a Maradona di rilasciare l'autografo. Claudio precisamente scrive "Per me è stata una gioia immensa. Fui io, tanti anni fa a farmela autografare. Beccai Maradona e famiglia che si accingevano ad entrare in un negozio di calzature a Via Chiaia, a Napoli. Feci in modo di entrare nel locale, mentre il commesso si apprestava a chiudere la saracinesca. Una volta entrato dentro, dissi allo stesso commesso che sarei uscito senza creare casini e che volevo solo un autografo. Maradona con sorriso acconsentì con un cenno della testa. Presi la prima cosa utile che mi capitò a portata di mano: una banconota da dieci che avevo in tasca. Con un pollice all’insù ringraziai Diego, presi diligentemente la via per uscire e tolsi il disturbo. Sarà stato il 1985 ed era da poco stata coniata quella banconota. Poi, negli anni successivi mi son privato della banconota, vendendola.

Grazie per avermi regalato una gioia e una forte emozione, sapendo che quella dieci, di circa 40 anni fa è ancora viva e vegeta".

L'avventura di Nando e Claudio, due valorosi arcieri del ricordo dei tempi andati, volge al termine con un finale a sorpresa: c'è una congiunzione spazio-temporale in questa vicenda decisamente particolare. Passato e presente si sono uniti in un gesto, quello di Diego, di accontentare un tifoso. Fede e passione si sono strette in un'alchimia attraverso un turbinio di sensazioni che possono avvertirsi solo ad occhi serrati, attraverso cui è ancora possibile vedere un San Paolo stracolmo, caroselli per strada ed una vita, oggi, sorprendentemente felice, pure al netto di tante mancanze che all'epoca non sembravano tali.

Maradona punto e a capo: ieri, per la spensieratezza dei vent'anni, oggi per quello che rappresentano i ricordi.

Ancora una volta, non c'è dubbio: l'autografo è di Maradona e, stavolta, oltre alla grafologia, ce lo comunica anche chi quella dedica la demandò a Diego.

Chi ha messo quella firma? Ma come, ancora? È stata la mano di Dios!